Domenica 6 luglio, allo Stadio Euganeo, ci sarà anche la medaglia d’oro dei 60 metri ai campionati iridati indoor di Sopot 2014. La sua storia: fino a un anno fa non poteva permettersi la quota di iscrizione allo stadio, ora è il velocista che tutti inseguono. «Le gambe mi hanno salvato la vita»
La sua vita è cambiata in 6”49. Quelli che gli sono serviti per vincere la medaglia d’oro dei 60 piani ai Mondiali indoor di Sopot, lo scorso 8 marzo. L’inglese Richard Kilty è diventato il secondo uomo bianco nella storia a conquistare il titolo iridato (dopo il greco Haris Papadias a Parigi Bercy nel 1997), riscattando in un amen 24 anni di difficoltà economiche e sacrifici, e attirando subito su di sé l’attenzione di sponsor e manager. Domenica 6 luglio proprio Kilty sarà l’uomo da battere nei 100 metri al XXVIII Meeting internazionale Città di Padova di atletica leggera, in cartellone dalle 18.30 allo Stadio Euganeo.
E fa sorridere, oggi, pensare che fino a un anno fa lo sprinter britannico non poteva permettersi la quota di iscrizione di 5 sterline al Clairville Stadium, vicino al quale vive, e doveva correre avanti e indietro lungo le rive del fiume Tees per allenarsi. Dopo aver fallito le selezioni per i Giochi Olipici di Londra del 2012 era stato esautorato dal Lottery funding (il sistema di finanziamento dell’atletica d’élite inglese). Come racconta il Telegraph, Kilty si trovò «senza alcun reddito e in alcune circostanze ha dovuto chiedere in prestito denaro dagli amici e dalla famiglia per comprarsi il cibo per mangiare». Kilty ha raccontato di aver raggiunto «il punto più basso circa 10 anni fa, quando i problemi finanziari lasciarono senza casa la mia famiglia, che fu costretta a essere ospitata in angusti alloggi di fortuna. Siamo rimasti senza casa per sei o sette mesi. Vivevamo in sei in un appartamento con una camera da letto».
Aveva appena 14 anni all’epoca. Allora si rese conto che «correre era la mia unica via d’uscita. Non avevo altre opzioni. Molti dei miei amici hanno preso la strada sbagliata e sono finiti in carcere, ma io avevo la corsa. Correre è stata la mia via d’uscita: le mie gambe mi hanno letteralmente salvato la vita. Mi han fatto correre lontano dalla povertà per finire in una nuova vita». Oggi il suo più grande sogno è scendere sotto i 10” nei 100, «e» spiega, «penso di avere tutte le credenziali per farlo. Direi che attualmente è il mio più grande obiettivo». Ci proverà anche domenica, puntando i 10”09 del record del Meeting, stabilito nel 2012 dal giamaicano Nesta Carter. Pronto a incendiare la pista dello Stadio Euganeo come ha fatto a Sopot.
Nella foto (Getty Images) Richard Kilty sul traguardo della finale di Sopot 2014